Collezione epigrafica. iscrizioni napoletane. iv

Âèòàëèé Ëåîíåíêî
MORTALIUM EXUVIARUM IOANNAE II,
NEAPOLIS ET HIEROSOLIMAE REGINAE,
LOCI HUIUS PATRONAE BENEFFICENTISSIMAE
CONDITORIUM, QUOD VIM IGNIS
ANNO MDCCLVIII VETUS TEMPLUM ABSUMENTIS
VIX EVASERAT, V VIRI MAGISTRI IN ANNUM MDCCLXXXIIII
OFFICII SUI PIETATISQUE MEMORES
RETENTA VETUSTATIS FACIE
DECENTIORE HOC NOVI TEMPLI LOCO
REPONI CURAVERUNT


/Nell’ anno 1784, in questo luogo della nuova chiesa,
a ricordanza degli uffici e della pieta'
di Giovanna II, Regina di Napoli e di Gerusalemme,
la patrona piu' benefica di questo luogo,
i membri della giunta municipale posero, conservando l’aspetto antico, ma piu' degnamente, la cassa delle sue spoglie mortali,
appena salvata dalla forza dell’ incendio che distrusse la chiesa vecchia
nell’ anno 1757./


(L’iscrizione sul pavimento della chiesa Santa Maria Annunziata, s.XVIII.)




LA  CASA  DEI  SOGNI  DI  UNA  FANCIULLA


Il tuo ultimo ricetto e' penetrato di luce e di grazia.
Che calma lo riempie,
che calma copre i tuoi resti, la tua reliquia non santa,
mia sorella amata, peccatrice povera, regina puttana.
E' come una camera protesa in alto e allargata,
la camera dei sogni di una infante adolescente,
sogni per cui il mondo terreno si rivelo' troppo stretto,
sogni di una fidanzata dal fidanzato impossibile,
sogni di lei che voleva essere la madre di tanti bambini
che avrebbero giocato col cielo e il mare, colle rocce e le vigne,
fischiando con gli uccelli e saltando coi cervi.
Ma ora, dall’altare sotto cui tu giaci,
un’altra Madre alza gli occhi al cielo,   
l’Addolorata di Ribera, e attraverso quegli occhi
guardano, soffrendo la sete della pieta', le anime dei peccatori,
la mia, la tua, e quella del pittore, di questo
insopportabile Spagnoletto. E quali altri occhi
assimilerebbero tutti per sollevarli dinanzi
al volto di Dio? C’e' lei, che abbraccia il corpo del Figlio,
da cui s’involo' in alto dei cieli quella Colomba,
lasciato il tempio spogliato della carne.
Ascolti? Ecco, di nuovo tintinnano le ale splendenti d’argento.
Non abbia paura. Il tuo Gesu non ti odia, ne' sprezza.
Nella furia indomabile della tua carne
Mi e' rivelato il mistero ineffabile della carne,
quando vedo fino in fondo rimescolato il tuo corpo
con la terra del tuo paese, la piu' soleggiata, la piu' melodiosa,
la piu' amorosa, dando te stessa a tutti, denudandoti per tutti,
per quelli che aravano il suolo, che tagliavano la pietra,
che solcavano le onde,
che calpestavano le strade con gli zoccoli dei cavalli,
che mestavano l’argilla per le stoviglie,
per le centinaia cui tu da padrona
diventasti schiava d’una notte...
E come il tuo corpo, cosi' bramasti dare il tuo regno
a qualcuno, al piu' fervente e dignitoso... Ma nelle battaglie
dei maschi umani, di solito, non vincono i dignitosi.
Piu' felice di te era qualsiasi contadina
o venditrice della piazza del Mercato.
Ma fin da quando il tuo corpo,
sterile, infruttuoso in secolo,
scuro, putrefatto nella morte,
questo carne dello scandalo,
giacio' sotto le lastre, nel buio del suolo,
ogni notte nel portone geme quella ruota di legno
ed echeggia il vagito sotto gli archi del tempio.
E tu, con le vecchie suore, raccogli il parto del grembo
della tua citta' peccatrice,
regina passeggiatrice,
bambola abbandonnata,
povera mia sorella, figlia della pieta'.