Collezione epigrafica. iscrizioni napoletane. iii

Âèòàëèé Ëåîíåíêî
Philippo regnante.

Siste viator aquas fontis venerare Philippo
Sebethus Regi quas rigat amne parens.
Hic chorus Aonidum Parnassi, hec fluminis unda,
Has tibi Melpomene fonte ministrat aquas,
Parthenope! Regis tanti crateris ad oras
Gesta canit, Regem fluminis aura refert.

1583


Regnante Filippo II.

Per venerare Filippo l’aquedotto ordino' le acque della fonte,
che il Sebeto, ubbidiente al Re, conduce.
Qui c’e' il coro delle Aonide del Parnaso, c’e' l’onda del fiume,
C’e' Melpomene che ti dirige l’acqua per questa fontana,
Partenope! Ella canta le gesta del Re
che ha riempito il grande vaso fino all’ orlo.
Anche la freschezza del fiume rammenta il Re.

(L’iscrizione sopra la fontana pubblica accanto dell edificio dei Tribunali, s.XVI.)




LE  MUSE


…La compagna di quel vecchio moresco
sospettato di osservar in segreto
la legge di Maometto, bagnata da capo a piedi,
scalza, scura come una strega zingara,
che salto' dal fuoco della Santa Inquisizione,
Melpomene, porta le secchie di acqua, riempe
le tinozze delle lavandaie a piazza dei Tribunali.
Talia, davanti la porta della trattoria, balla
con Pulicinella a suon di tiurba alla luce della fiaccola.
Clio laboriosa, invece, con lo straccio pulisce dalla polvere
le iscrizioni solenni esaltanti il regno felice
della Maesta' cattolicissima
sulla fedelissima mia citta'.


A piazza del Mercato, Calliope, con gli occhi azzurri,
occhi inabbordabili da normanna,
armata di coltello, taglia a pezzi il tonno...
Mi sembrava che m’imbrogliasse con la sua bilancia bizzarra,
ma ieri, mentre passavo davanti, con le tasche asciutte,
me ne ha staccato un trancio, gratis, dicendo: “Tieni e vai, poverino”.
Euterpe, la padrona della liuteria, guarda gelosamente
come la mano del liutaio carezza i fianchi,
la pancia gravida del mandolino,
mi versa il sesto bicchiere di vino,
sospira: “Bevi, e non la pensare piu'”.


Non la voglio piu'. Questa notte
saro' ancora felice, giovane, ricco.
L’Amore di Caravaggio, il paggio monello,
bel vagabondo, mi insegna la strada nel buio,
in mezzo ai vicoli angusti del Porto, in quel portone
dove la mia bambina, Erato, col fiore rosso, agita il lume...
E stringendo in mano il fiorino, mi sbrigo all’incontro
colle stelle del mar...