Lo sport

Рамиро Лебедев-Толмач
Il figlio maggiore di Daria (detta Daria Sanguinaria), Pino, и stato sempre un ragazzo un po’ grassottello ed i suoi compagni di classe l’hanno sempre chiamato ciccione. A Pino, certamente, questo nome dava fastidio e non faceva che picchiarsi con altri compagni. L’unico modo per dimostrare ad altri che era in gamba anche lui era quello di iniziare a praticare qualche sport. Ma non poteva neanche far parte di una squadra di calcio, perchй avendo i riflessi troppo lenti non riusciva mai a dare un calcio al pallone. Durante le lezioni di ginnastica tutti lo prendevano in giro, perchй non poteva fare una corsa piщ di mezzo chilometro o 20 inclinazioni del corpo, non riusciva neanche a fare un sollevamento sulle braccia oppure arrampicarsi su per una corda.  Non poteva fare neanche una sola flessione sulle braccia, e delle flessioni sulla pancia ne poteva fare al massimo 15.
Un giorno ha incontrato un suo amico di nome Michele che da poco era tornato dal Giappone dove aveva vissuto con suo padre che ci era in una missione mormonica. Michele era pieno di emozioni ed impressioni di quel famoso paese d’Oriente. Andava anche matto per i combattimenti orientali. E ha subito persuaso Pino che dovevano senz’altro diventare karateki professionali.

Si sono comprati due chimono e un manuale illustrato di karate con vari disegni e situazioni. Hanno deciso di iniziare con l’allenamento lunedм mattina. Dovevano fare il jogging, prendere la doccia fredda due volte al giorno, fare tante flessioni sulle braccia, speciali esercizi respiratori, meditazioni, per non parlare degli esercizi a corpo a corpo con spaccature di mattoni e pezzi di legno. I due amici, perт, non si sono svegliati in tempo lunedм mattina e hanno deciso di ricominciare martedм. Meglio tardi che mai! E finalmente giovedм sera i due si sono messi ad allenarsi. Michele aveva portato un sacco pieno di mattoni, ne ha costruito una specie di piramide e, con una voce severa, ha detto a Pino di spaccare i mattoni con la sua mano destra. Pino, non sentendosi ancora un bravo karateka, stava per protestare, ma alla vista del duro sguardo del suo amico ha deciso di provarci. Subito dopo tutto il quartiere и stato scioccato da un grido lacerante... Due settimane dopo Pino stava ancora con la protesi sulla mano destra e non voleva piщ nй parlare nй sentire del karate. 


Автор выражает огромную признательность Алексею Акулову за помощь при написании этого текста